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Necropoli di Borno

La necropoli di Borno, situata lungo la strada proveniente da Malegno, alla periferia dell'attuale abitato, si presenta come un caso particolare nel panorama complessivo del territorio camuno, sia per la qualità dei materiali in essa rinvenuti, sia per le tracce cospicue di recinti che delimitavano le sepolture. 

Dal 1927 a più riprese sono emersi strutture, materiali ed elementi epigrafici riferibili ad una vasta necropoli a recinti in uso nei primi secoli dell'età imperiale, non molto lontana dall'area occupata da un santuario romano impostato su un precedente indigeno. La zona è caratterizzata dalla presenza ancora in situ di un muro in opus quadratum, scoperto nel 1958, restaurato e ricomposto con un'ara proveniente dal terreno soprastante. Il muro rappresentava in origine la fronte di un recinto con muri perimetrali in pietre e malta, con zoccolo rivestito da lastre lavorate in arenaria azzurra. Insieme alle strutture murarie furono scoperte alcune tombe ed evidenziate tracce di altri due recinti.

Importanti informazioni sulla necropoli furono acquisite nel 1984-85 quando venne scavato un recinto funerario contenente 11 sepolture a cremazione e la relativa zona di combustione (ustrinum). Il recinto era in muratura di ciottoli e sfaldature litiche legati da malta, con probabile monumentalizzazione del lato principale, come suggerito da numerosi elementi architettonici in pietra rinvenuti in corso di scavo.

Delle tombe, 5 erano in nuda terra, una aveva protezione laterale in ciottoli e copertura in lastra di pietra, una era a fossa con copertura costituita da un tegolone e 4 erano a cassetta litica. I materiali, databili fra I e II sec. d. C., sono costituiti da abbondante ceramica, anche di tradizione preromana e metallo, anche prezioso, fra cui si distinguono numerosi strumenti (attrezzi, quali gravine e scalpelli, connessi alla lavorazione della pietra), stili, coltelli, laminette votive, nonchè pendagli e amuleti di tradizione protostorica. 

Armilla in argento dalla necropoli di Borno

Particolarmente ricchi si presentavano i corredi delle tombe 3, 7, 9, 11, entro cassette litiche. Nel corredo della tomba 11 va segnalato, oltre ai numerosi oggetti in vetro, alle lucerne e alle fibule, anche un nucleo costituito da numerosi strumenti in ferro e bronzo, fusi insieme dal calore del rogo e significativo come riferimento all'attività svolta in vita del personaggio defunto. Le altre tombe menzionate contenevano oggetti di particolare pregio: una testina di toro in bronzo e una grossa armilla d'argento (tomba 7); un anello d'oro, fibule a globetti e a balestra; un'orecchino d'argento (tomba 9); un rasoio a lama triangolare (tomba 3). In genere le urne contenevano gli oggetti più preziosi (monili, vetri, lucerne) oltre alle ossa del defunto. All'esterno venivano invece deposti gli oggetti in metallo. Significativa la presenza di pendagli e amuleti di tradizione protostorica, carichi di significati simbolici e rituali, e di numerosi oggetti legati alla scrittura.